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Breve storia della batteria, dei batteristi e degli stili. (www.maurodepaulis.com)

  • Immagine del redattore: Mauro De Paulis
    Mauro De Paulis
  • 20 giu 2019
  • Tempo di lettura: 7 min

Aggiornamento: 19 gen 2020

La Batteria è un insieme di tamburi, piatti e percussioni (“batteria” in italiano significa “insieme di” ad esempio batteria di: pentole, di atleti in gara, di pezzi d'artiglieria, ecc…), montati su sostegni e aste in modo tale da poter essere suonati da un unico musicista.

Fa la sua prima apparizione all’inizio del ventesimo secolo negli Stati Uniti D’America. Tuttavia, possiamo trovare tracce di una prima idea di “batteria” sul finire del Medioevo, in Europa, quando “musici ambulanti” usavano caricarsi sulle spalle un “grande tamburo” (grancassa) e, attraverso un ingegnoso meccanismo fatto di cardini, molle e corde collegate alla caviglia del “batterista” ante litteram, riuscivano a suonare contemporaneamente più strumenti.

La prima grande evoluzione dello strumento è dovuta all’invenzione e l’utilizzo del pedale della grancassa, agli inizi del 900. Prima di allora la “Grancassa” veniva letteralmente “presa a calci” dal percussionista, da lì il nome inglese “Kick Drum” (Kick calcio appunto).


Mentre per il pedale del charleston, come lo conosciamo ora, si è dovuto attendere fino alla fine degli anni '20. Il primo prototipo consisteva in un pedale con un’asta molto bassa e poteva essere suonato solo con il piede. I primi ad utilizzarlo furono i batteristi di New Orleans che suonando nelle sale da ballo dei piroscafi durante le crociere sul Mississippi, avevano la necessità di suonare più strumenti stando seduti per non perdere l’equilibrio.

Quindi si può affermare che quello che fa della Batteria uno strumento moderno, non sono tanto i tamburi e i piatti, che sono strumenti le cui origini risalgono agli albori dell'umanità, come la maggior parte degli strumenti a percussione, quanto l’implementazione e l’utilizzo di supporti come le aste per i piatti, il pedale della cassa e tutte le altre meccaniche compresa l’asta del charleston (o High Hat poi abbreviato in Hi-Hat).


L'invenzione del drumset moderno: gli inizi del jazz (1900-1940)

È quindi con l’avvento del pedale della cassa che si può parlare di Batteria moderna. Inventato per l’esigenza di ridurre il numero di percussionisti e avere più spazio sul palco, (nelle “Marching Band” erano tre i musicisti impegnati a suonare la “batteria”, uno per la Grancassa, uno il Rullante e uno i piatti) dato che il jazz diventava la musica più in voga tra i ballerini di New Orleans e veniva eseguita soprattutto nei piccoli Club. Sono molti i personaggi che ne rivendicano la paternità, ma il pedale che si avvicina di più a quello che conosciamo è certamente opera di William F. Ludwig (1909) il cui successo ha permesso per la prima volta la sua produzione industriale nel 1910.

Il primo a incidere un disco con una vera e propria batteria, è il batterista Warren "Baby" Dodds con la band di Joe "King" Oliver, la “Creole Jazz Band” (1923) che passa alla storia come il primo vero disco di jazz, dove tra l’altro suona un giovanissimo trombettista e cantante esordiente, Louis Armstrong.

Warren "Baby" Dodds alla batteria

Il proibizionismo degli anni '20, permette ai jazzisti (apprezzati dai ricchi e spregiudicati gangster, che avevano compreso quanto l’intrattenimento musicale andasse di pari passo con la richiesta di alcool illegale) di trovare generosi contributi in dollari per finanziare le grandi orchestre da ballo, le "big band", dove insieme a grandi sezioni di fiati è proprio la batteria che la fa da padrona. Sony Greer (foto sotto) con Duke Ellington (seguito poi da Louie Bellson, il primo batterista a suonare con due casse), Papa Jo Jones con la grande orchestra di Count Basie, sono solo alcuni tra i più famosi batteristi che suoneranno nei famosi "Cotton Club" e "Savoy Ballroom" di New York. Nasce così la definizione di "Nightclub", locali in cui il pubblico ascolta musica Jazz sorseggiando tranquillamente un drink illegale o dandosi alle danze a tempo di “Swing”.

Ben presto, i musicisti bianchi, iniziarono a imitare lo stile delle grandi orchestre afro-americane. Uno dei più famosi è il clarinettista Benny Goodman, che con la sua formazione fu il primo ad avere l'onore di portare il “Jazz bianco” al Carnegie Hall di New York, dove prima di allora si suonava esclusivamente musica classica e sinfonica. A testimonianza di questo eccezionale evento, una registrazione che vede uno dei primi grandi virtuosi della batteria moderna, Gene Krupa (foto), che durante il suo assolo raggiunge una velocità “nel rullo a uno” che manda in visibilio il pubblico. È quindi in questi anni che la batteria diventa quella che conosciamo oggi, grazie all'invenzione del pedale del Charleston con l’asta telescopica, che poteva essere innalzata fino a permettere al batterista di suonare gli hi Hat con le bacchette (commercializzato dal 1928), i tom intonabili tramite viti di tensione e dotati di supporti (1936) e il piatto "splash", piccolo e sottile, ideato proprio da Gene Krupa e realizzato da Avedis Zildjian nel 1930.


Be-Bop e Rock 'n' Roll (1940-1960)

Negli Stati Uniti degli anni '40 la rivoluzione, il "bebop". Sicuramente la forma più elaborata e sofisticata di ispirazione blues, con i suoi esponenti e pionieri come il sassofonista Charlie Parker , i trombettisti Dizzy Gillespie e Miles Davis, i pianisti Bud Powell e Thelonious Monk e per la Batteria Max Roach, uno dei padri del "free jazz", Art Blakey precursore dello stile "Hard Bop", Buddy Rich, uno dei più grandi virtuosi della batteria, sarà in qualche modo precursore del "jazz-rock", Roy Haynes, pioniere del "jazz-samba" e Kenny Clarke (foto sotto) considerato l'inventore dello stile bebop per batteria, che consiste nel dialogo e nello scambio ritmico improvvisato tra cassa e rullante mentre la mano destra e il piede sinistro si occupano dell’accompagnamento “swing”. Kenny Clarke è stato anche uno dei primi a inserire nel suo drumset piatti di grandi dimensioni in seguito denominati “Ride".

Kenny Clarke
Kenny Clarke

Con il 1950 arriva il "cool jazz" di Miles Davis, caratterizzato da armonie più raffinate e ritmi più "complessi" che vede ancora una volta protagonisti alla batteria Kenny Clarke e il grande Max Roach contribuire alla crescita tecnica e stilistica del nostro strumento, entrambi impegnati nell’album di Miles "Birth of the cool" del 1949. Sempre in quel decennio Dave Brubeck (con il batterista Joe Morello, firma il più famoso swing in 5/4 della storia, “Take Five”. E nel 1959 "Kind of Blue”, l’ennesimo capolavoro di Miles Davis, con Jimmy Cobb alla batteria, diventa una sorta di "faro" del jazz, una pietra miliare.

Jimmy Cobb

Sempre negli anni '50 si sviluppa un altro movimento musicale che farà la storia, in opposizione alla raffinatezza dei boppers nasce il Rock 'n' Roll. Sempre di ispirazione blues ma con un andamento ritmico più regolare e martellante che vede il chitarrista e cantante Chuck Berry, considerato il vero inventore dello stile "rock”, insieme a artisti come Elvis Presley, Fats Domino (inventore del "slow rock", dall’andamento terzinato), Bill Haley e altri come i leader di questa nuova musica rivolta principalmente agli adolescenti. E’ il periodo in cui Hal Blaine, uno dei batteristi più richiesti in studio di registrazione, protagonista in molte produzioni dell’epoca, inventa di fatto la figura del Session Man. Sia il rock che il blues americano influenzarono profondamente la musica Pop inglese degli anni 60, in particolar modo quella dei "Rolling Stones" e del loro batterista, Charlie Watts, e dei ”Beatles" con Ringo Starr, che grazie all’immensa popolarità della band diverrà uno dei batteristi più influenti del 900.

Hal Blaine in studio di registrazione

Free-jazz, fusion (1960-1990)

Nel frattempo altri tipi di musicisti stanno sperimentando e spingendo al massimo la tecnica negli assoli jazz, sempre più veloci, virtuosistici e caratterizzati da una complessità tonale mai ascoltata prima. Nasceva il "free jazz" del sassofonista e compositore John Coltrane e il suo famoso quartetto con McCoy Tyner al piano, Jimmy Garrison al basso e Elvin Jones (foto) alla batteria, e portata avanti da geniali artisti del calibro di Ornette Coleman, Don Cherry, Eric Dolphy, Albert Ayler, Anthony Braxton, Sun Ra e Archie Shepp, e i batteristi Ed Blackwell e Billy Higgins.

Elvin Jones

L’evoluzione della batteria va di pari passo con l’avvento di nuova musica ed è negli anni 60, con Stan Getz, che il Jazz incontra la Bossa Nova (New Wave) brasiliana. Il “jazz-samba" si ispira alla musica carnevalesca di Rio per adattarsi però a sonorità più intime e raffinate derivanti dalla immensa produzione musicale del compositore brasiliano Antonio Carlos Jobim. Tra i batteristi più influenti del genere troviamo il multipercussionista brasiliano Airto Moreira, che prende parte alle origini della “Fusion” al fianco di Stan Getz, Miles Davis, Chick Corea e Weather Report, e il batterista americano Roy Haynes, che inventa ritmiche più complesse e spettacolari probabilmente per imitare l’abbondanza poliritmica della Batucada (stile ritmico brasiliano suonato da più percussionisti).

Roy Haynes

Negli anni '70 James Brown con i suoi batteristi John "Jabo" Starks, Clyde Stubblefield e Bernard "Pretty" Purdie, prendendo ispirazione dal pop africano di Fela Anikulapo Kuti, con alla batteria Tony Allen, e dal suo “Afrobeat” danno origine al “Funky”. In seguito il batterista Dennis Chambers manterrà questa ispirazione "jazz-funk" con John McLaughlin, padroneggiando il linguaggio ritmico del funk, del jazz e del blues , con estrema raffinatezza.

John "Jabo" Starks e Clyde Stubblefield con James Brown

Nel movimento rock, sono musicisti come Jimi Hendrix e Carlos Santana che inventano nuove sonorità e nuovi stili. Il batterista di Hendrix, Mitch Mitchell (foto sotto), che con il suo fraseggio ricco di “ghost notes“ (note suonate pianissimo) e mantenendo il “backbeat" (accento forte sul 2° e 4° beat, suonato sul rullante), da inizio al ”funk rock” o "free groove”, e ancora, per Santana sono i suoi percussionisti, che coniugando ritmi sud-americani al blues contribuiscono alla nascita del “latin rock” diventando molto popolare grazie alla partecipazione al famoso festival di "Woodstock" nel 1969.

Mitch Mitchell con Jimi Hendrix

Ed è proprio nei festival, come quello dell'Isola di Wight, che un nuovo approccio al jazz vede la luce, con influenze che vanno dalla "world music” al Rock e al Blues, ma anche dalla musica cubana e brasiliana, grazie a giovani musicisti come Chick Corea, Keith Jarrett, Dave Holland, e batteristi come Tony Williams, Lenny White, Al Foster e Jack de Johnette, tutti al seguito di un prolifico e sempre geniale Miles Davis, capostipite del “Jazz Rock”.

Miles Davis in concerto al festival dell'Isola di Wight 1970

Molti di loro, divenuti in seguito vere e proprie star, hanno proseguito questo tipo di percorso, dando vita alla “fusion": Joe Zawinul e Wayne Shorter (co-fondatori del gruppo "Weather Report" che ha visto avvicendarsi alla batteria Chester Thompson, Peter Erskine, Alphonse Mouzon, Omar Hakim e altri), John McLaughlin e la “Mahavishnu Orchestra con Billy Cobham alla batteria e Zakir Hussain, virtuoso delle tabla indiane, Chick Corea e la sua "Elektric Band”, che negli anni '80 darà grande visibilità a uno dei più grandi virtuosi della storia della batteria moderna, Dave Weckl. Un altro batterista di John McLaughlin, Trilok Gurtu (foto), di origine indiana, inventerà un modo di suonare la batteria molto particolare, seduto a terra e mescolando nel proprio drumset, percussioni a mano e elementi della batteria moderna come cassa, rullante ecc...

Trilok Gurtu

(continua...)

Mauro De Paulis

(Batterista, insegnante, polistrumentista, compositore e arrangiatore)


 
 
 

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